Si è conclusa mercoledì 18 giugno 2008, la seconda edizione di “Nuove sensibilità”.
Il progetto del Nuovo Teatro Nuovo e del Teatro pubblico Campano - in collaborazione con Amat/Teatro Stabile delle Marche, Teatro Pubblico Pugliese/Festival Internazionale di Andria, Teatro Stabile della Sardegna e Teatro Stabile di Innovazione Filodrammatici - ha come scopo primo quello di offrire, alle compagnie emergenti, la possibilità di esprimersi in un ambito di effettivo confronto; come pure quello di creare nuove opportunità di formazione e di inserimento professionale. Un progetto artistico rivolto a giovani attori, registi, scenografi, costumisti, nonché alla scrittura scenica e alle nuove tendenze della drammaturgia contemporanea.
Così trenta gruppi selezionati fra i duecento che ne hanno fatto richiesta, e provenienti da più regioni d’Italia, hanno preso parte al Napoli Teatro Festival Italia. Sei dei lavori proposti dai partecipanti, giudicati migliori da una commissione composta dai membri degli enti promotori del progetto, verranno poi prodotti dai partners nel corso della stagione 2008/2009.
L’operazione
di Rosario Lisma
con Andrea Nicolini, Andrea Narsi, Ugo Giacomazzi, Rosario Lisma
musiche Andrea Nicolini
regia Rosario Lisma
collaborazione alla messa in scena Anna della Rosa
tecnico luci e fonica Paolo Catturini
Quattro attori, in un sottoscala, provano il loro nuovo spettacolo teatrale. Ma quale può essere la chiave del loro successo? Andare incontro alle esigenze del pubblico o mortificare quest’ultimo con provocazioni estreme e d’impatto? I quattro arrivano, dopo lunghe disquisizioni, alla radice del loro problema: coinvolgere la critica ad ogni costo o meglio “il critico”: “l’unico che ha il potere di dare senso e consenso al loro lavoro e alle loro vite sommerse”, poiché è noto a tutti che “Marco Rotondi” è l’unica vera voce della critica italiana.
L’ossessione dei quattro, di avere in sala il Rotondi, li porterà, dopo numerosi ed inutili tentativi, all’atto estremo del rapimento.
Da qui l’intreccio, in cinque quadri, si manifesta esilarante ed ironico. Una simpaticissima prova d’attore. Una denuncia ad un sistema massificato e poco genuino, in cui “pochi eletti” decretano il trionfo o l’insuccesso di qualsiasi iniziativa culturale ed artistica.
Convincenti gli attori che gestiscono con simpatica ironia l’operazione di “teatro nel teatro” in un singolare gioco di rimandi.
La pièce, dalla comicità svelta ed immediata, dal ritmo frenetico e dai toni vivi e brillanti, ha divertito e coinvolto l’intera platea che lungamente ha applaudito.
Nuvole Barocche
drammaturgia, coreografie, regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Luca Stano
con Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Luca Stano, Francesca Monti
musiche Fabrizio De Andrè e Bob Dilan
composizioni originali Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Luca Stano
costumi Luisa Supino
In collaborazione con “Questa Nave” e “Malabora”.
In un ambiente cupo: tre personaggi confusi e disperati, un materasso, qualche sgabello e dei giornali.
E’ la fine anni degli ’70: tutti i quotidiani riportano la notizia del rapimento di Fabrizio De Andrè e Dori Grezzi; parallelamente i protagonisti in questione complottano sul rapimento di un bambino. I loro giorni trascorrono tra pasti frugali e sonni poco sereni; non si è in pace con se stessi, non si è in pace con il mondo esterno. Ne seguiranno crisi, cedimenti, inquietudine, abbandoni, frustrazioni. L’impossibilità degli stessi di tornare indietro, di riscattarsi, di recuperare la propria identità riflette - nella lettura di Di Luca, Stetti e Stano - la crisi di un movimento, quello studentesco e operaio dei drammatici anni di piombo.
Così Bifo Bernardi, importante esponente di “Potere Operaio”, si esprime per trasmetterci la delusione di molti: "Alla fine del decennio '70 ogni comportamento anti-lavorista venne colpevolizzato, criminalizzato e rimosso, [...] il realismo del capitale riprendeva il posto di comando con il trionfo delle politiche neo-liberiste. Iniziava la controffensiva capitalistica, la vita sociale veniva nuovamente sottomessa alla produttività, la competizione economica veniva santificata come unico criterio di progresso".
“Nuvole Barocche”, ispirato dall’omonimo album di Fabrizio De Andrè, è riflesso dell’anima dei nostri protagonisti in cui “qualcosa si è rotto per sempre e, come la pioggia, chiede di essere liberato”.
Eccezionali e degni di plauso i protagonisti per il ritmo e la preparazione atletica. Essi, attraverso una coreografia dinamica e precisa, si esprimono in un originale, coinvolgente e sincronizzato gioco gestuale.
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